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venerdì 24 luglio 2009

"A l'infinito m'ergo"

CASTEL SANT’ANGELO ROMA
NOTTI ANIMATE
SALA DELLE MACINE
LA SIGNORIA VOSTRA E’ INVITATA ALL’INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA
"A L’INFINITO M’ERGO"
ROBERTA PUGNO ORAZIO CORDISCHI MARIA RITA DE GIORGIO
Presentazione critica di Gianni Nappa
mercoledì 12 agosto alle ore 21.30
La mostra rimarrà aperta dal 10 al 30 agosto 2009

Il titolo della mostra “A l’infinito m’ergo”, una intensa frase di Giordano Bruno, è il filo conduttore della triplice personale che si snoda nelle sei affascinanti sale di Castel Sant’Angelo.


Un percorso di opere diverse per motivazione e per dato costruttivo, con tre artisti impegnati da anni nella ricerca della bellezza, con accenti e interpretazioni diversi, ma con l’unico traguardo della purezza, con il bisogno comune di sondare e ricercare le ragioni del fare arte.
Nel percorso sono disposte le opere di Roberta Pugno, da anni impegnata ad interpretare una ricerca non solo formale, che con sapiente uso delle materie affronta con essenzialità; fatta di forme primarie, dove si colgono le aspirazioni più profonde e interiori, una costante attenzione alla pulizia ed al significato, come rimando chiaro a concetti antichi, che sappiano essere nuovo stimolo dei destini del mondo.
Una pervicace scelta di personaggi e concetti che in linea con la profonda convinzione dell’artista di combattere i pensieri dogmatici che nella storia hanno chiuso le speranze di quanti aspiravano ed aspirano ad un lettura libera e pura, scevra da imposizioni culturali e di fede, e come evidenziato in tante sue opere e nelle mostre realizzate, la sua coerenza e la forza verso la ricerca della bellezza intonsa, primaria, ancora non intaccata dalle brutture del sistema.
Un dato introspettivo forte e una offerta di linee e segni puri, la sua figurazione è forte, materica e non convenzionale, dove soprattutto nelle tecniche miste raggiunge livelli interessanti di espressione e forza della rappresentazione, le sue figure sono un ricordo, una pulsione profonda, una lotta perenne tra il sogno e il reale, dove preservare il sottile lembo di primaria immaginazione è l’imperativo del suo percorso.
Nel percorso nelle sale delle macine di Castel Sant’Angelo trovano posto le opere di Orazio Cordischi, solari, mediterranee, ariose, rivolte con lo sguardo all’orizzonte di un mare infinito, calmo, rilassante. Colori primari e di impatto per riportare dal dato fotografico piatto ed inanimato, un pugno di vitale vigore, una nuova pulsione di vita che sappia arrivare oltre le tele.
Opere espressioniste che partendo dal dato figurativo delle figure femminili, abbraccia il sapore delle contrapposizioni in natura e lo fa con due colori, rileggendo in chiave Pop un dato interiore, un dualismo che oltre ad essere spinta di crescita nel confronto, sappia anche essere innovazione di linguaggio, non rilassato sulle sponde di una pittura del saper fare senza slanci.
Cordischi da anni sonda la pittura e la creatività pura, come sua cifra identicativa, sempre con freschezza di colori e vivace senso di follia, dove forme e colori siano un poetico viaggio verso la calma interiore e sappiano essere interpreti di una crescita artistica.
Le sue sedie si stagliano come simboli di un bisogno primario di comunicazione, e l’interagire con l’ambiente diventi linguaggio condiviso e collettivo, che non sia chiuso solo dalle ragioni del mercato, anzi siano interpreti di una esigenza di purezza e stile.
Tanti percorsi per Cordischi, che giunge all’essenza di tratti veloci ed istintivi, dove la materia sia il vigore, sia il movimento interiore all’opera, creando un dato materiale di bidimensionalità come dualità tra corpo e anima, tra la rappresentazione e il suo significato.
Nelle ultime due sale ci troviamo immersi nel tempo, nel suo meccanico affermarsi senza fine, con i suo tempi, nei tempi e per un nuovo tempo. Maria Rita De Giorgio coglie dagli elementi di riuso, poveri, senza storia, la nuova linfa di vita, l’artista crea e ricrea, offre un suo personale sguardo alla globalizzazione, all’interagire dei popoli e delle culture.
Totem e macchine del tempo sono parte di un sogno mai finito, di uno sguardo incantato alla natura ed ai suoi popoli, al bisogno di una nuova stagione del sentire che sappia cogliere a tempo il bisogno di purezza, di amore e sappia allo stesso tempo essere indicativa di una saggezza del fare, di un sentimento forte di adesione alla libertà, alle libertà, ed anche allo sguardo collettivo dei fruitori, siano essi anche per la prima volta dinanzi alle opere di Maria Rita De Giorgio si troverebbero come nuovi germogli del sapere, come bimbi, puri e con stupore.
Sei sale, tre artisti. Un percorso.
La purezza e la bellezza sono la nostra natura, tocca a noi saper salvaguardare dagli attacchi di una società occludente e bigotta.
Sondare, indagare, interpretare in un moto continuo l’interiore profondo che ci muove verso scoperte inimmaginabili, “a l’infinito m’ergo”.


Gianni Nappa
Napoli 22/07/2009

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