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martedì 20 giugno 2017

Mostra LA DENSITA' DEL VUOTO. GLI ANNI '70 DELL'ARTE > 1 luglio - 24 settembre 2017 > Jesi, Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, Palazzo Bisaccioni

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La densità del vuoto
Gli anni '70 dell'Arte


A cura di Giancarlo Bassotti
Testo critico in catalogo di Gabriele Perretta

1 luglio - 24 settembre 2017

Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi
Palazzo Bisaccioni, Jesi (AN)

Inaugurazione 30 giugno ore 18
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La Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, nella sede del rinascimentale Palazzo Bisaccioni nel centro storico di Jesi, continua la sua attività espositiva e, dopo le mostre degli ultimi due anni dedicate ad Osvaldo Licini, alla Scuola Romana e al Futurismo, presenta l'esposizione La densità del vuoto. Gli anni '70 dell'Arte, dedicata a quel decennio che ha cambiato radicalmente il modo di concepire l'arte in Italia e non solo.

La mostra, organizzata in collaborazione con la Galleria d'Arte Gino Monti di Ancona, vuole dare uno spaccato di quelli che sono stati gli anni '70 nel mondo dell'arte, analizzando il fenomeno dell'arte concettuale attraverso gli artisti che ne hanno fatto parte - dai protagonisti storici del concettuale negli Stati Uniti quali Joseph Kosuth e Sol Lewitt e in Italia come Alighiero Boetti e Gino De Dominicis, agli esponenti dell'Arte Povera da Kounellis a Pistoletto a Zorio, fino ad arrivare ad Ontani – con la volontà di rendere lo straordinario fermento di ricerca che ha percorso quegli anni.
 
Una mostra corale che racconta le sfaccettature, le similitudini e le differenze di molti degli artisti che lavorarono a cavallo degli anni Sessanta e Settanta, con l'obiettivo di ricostruire l'intenso scenario artistico e culturale che animò quel periodo, tra figure di spicco, outsider, personalità più isolate ma non per questo meno innovative, le loro relazioni intellettuali e di amicizia, che portarono la scena artistica italiana, per la prima volta dopo molto decenni, a conquistare la ribalta internazionale.
 
Basti citare la mostra del 1969 alla Kunsthalle di Berna When Attitudes Become Form in cui l'opera di Boetti Io che prendo il sole a Torino il 19 gennaio 1969 è allestista sul pavimento insieme alle opere di Bruce Nauman e Barry Flanagan, Jannis Kounellis espone i suoi sacchi di grano sulle scale e Mario Merz il suo Igloo con Albero. Solo qualche mese prima Giovanni Anselmo e Gilberto Zorio partecipano ad una mostra al di là dell'Oceano presso la Galleria di Leo Castelli a New York insieme ai loro colleghi americani.
Questi artisti stavano reiventando il linguaggio delle arti visive senza schematismi, definizioni o preconcetti, utilizzando con disinvoltura differenti tipi di tecniche e materiali, superando i tradizionali mezzi espressivi e privilegiando il processo mentale che precede l'esecuzione, nel quale l'opera è già compiuta.
 
Il titolo e concept della mostra 'La densità del vuoto' può essere riassunto nelle parole di Germano Celant che, in una recente intervista per La Repubblica, afferma: "'Arte Povera' è un'espressione così ampia da non significare nulla. Non definisce un linguaggio pittorico, ma un'attitudine. La possibilità di usare tutto quello che hai in natura e nel mondo animale. Non c'è una definizione iconografica dell'Arte Povera".
L'arte concettuale ha indagato l'essenza delle cose e le relazioni tra esse ed è stata sinonimo di libertà e sperimentazione, partendo dalla demistificazione di tutte le pratiche rappresentative.
 
In mostra a Jesi i rappresentanti dell'Arte Povera - Anselmo, Kounellis, Zorio, Pistoletto, Boetti, Calzolari solo per citarne alcuni – che sfuggono ad una definizione stringente, affrontando poetiche diverse e personali, accomunate però da una tendenza essenzialmente concettuale, che mette in atto il processo della riduzione: dal monocromatismo di Castellani, agli acciai di Pistoletto che non riflettono altro che la realtà circostante, a Jannis Kounellis e Gilberto Zorio che auspicano attraverso la creazione artistica un incontro tra natura e cultura nella coscienza dell'uomo.
Giulio Paolini, caso unico nel panorama concettuale, propone una continua meditazione dell'arte sull'arte basata sul sistema delle immagini e più precisamente della visione. E ancora Enrico Prini un vero e proprio outsider, personaggio schivo e riservato, che ha lavorato confrontando le regole della fisica e la singolarità̀ della visione.
A fianco a Sol Lewitt e Joseph Kosuth – di cui sarà esposto un frammento dalla celebre installazione pubblica Text/Context (1977‐1979) – ci sarà anche Joseph Beuys, altra figura chiave per cui l'arte diviene il mezzo per plasmare la realtà e l'artista è tutt'uno con la sua opera, volendo generare consapevolezza critica nel pubblico e suscitare in ognuno una personale percezione del valore dell'arte.
 
Presenti nel percorso espositivo artisti marchigiani – di natali o di elezione - a confermare una delle mission principali della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, ossia la valorizzazione e promozione del territorio. Partendo da Gino De Dominicis, nato ad Ancona nel 1947, e Eliseo Mattiacci, originario di Cagli, c'è Ubaldo Bartolini artista maceratese che sposa l'arte concettuale nella sua prima produzione e Claudio Cintoli trasferitosi nella prima infanzia a Recanati, città in cui tornerà sempre, fino ad arrivare a Pierpaolo Calzolari che vive e lavora tra Fossombrone e Lisbona.

In mostra opere di Getulio Alviani, Pierpaolo Calzolari, Mario Ceroli, Michelangelo Pistoletto, Ben Vautier, Mimmo Rotella, Umilio Prini, Daniel Bauren, Joseph Kosuth, Gino De Domicinis, Claudio Cintoli, Ubaldo Bartolini, Joseph Beuys, Vettor Pisani, Alighiero Boetti, Enrico Castellani, Ettore Spalletti, Gilberto Zorio, Jannis kuonellis, Sol Lewitt, Hidetoshi Nagasawa, Luigi Ontani, Anselmo, Claudio Parmiggiani, Giulio Paolini, Eliseo Mattiacci. 

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lunedì 19 giugno 2017

Ultime due settimane di apertura per la mostra "CRAIGIE HORSFIELD. OF THE DEEP PRESENT". Fino al 2 luglio 2017 al LAC Lugano



ULTIME DUE SETTIMANE DI APERTURA PER LA MOSTRA
Craigie Horsfield
Of the Deep Present

Fino al 2 luglio 2017
LAC Lugano Arte e Cultura

A cura di Marco Franciolli, direttore MASI Lugano con 
Edwin Jacobs, ex-direttore del Centraal Museum di Utrecht e ora direttore del Dortmunder U–Zentrum für Kunst und Kreativität, Dortmund e Charlotte Schepke, direttrice della galleria Large Glass, Londra 



Il Museo d'arte della Svizzera italiana, in collaborazione con il Centraal Museum di Utrecht, dedica un'ampia esposizione monografica a Craigie Horsfield, artista britannico che dagli anni Ottanta conduce una straordinaria indagine sulla natura stessa dell'immagine fotografica.
Nel suo lavoro ricorrono ritratti, nature morte, nonché momenti di vita quotidiana, riti e tradizioni popolari, temi e generi diversi rappresentati con tecniche innovative che tendono a stemperare i limiti fra le varie discipline artistiche. La fotografia costituisce infatti solo uno dei molteplici tasselli che si sovrappongono nella sua produzione artistica: a partire da un negativo, o da un fotogramma, Horsfield produce opere di grande formato realizzate con tecniche sorprendenti e disparate come arazzi e affreschi.
 
La struttura narrativa della mostra si sviluppa in sezioni tematiche incentrate su opere emblematiche, sovente lavori monumentali come i maestosi arazzi dedicati alla scena apocalittica di Ground Zero o al Golfo di Napoli in un'ambigua visione notturna. Lo straordinario percorso che ne scaturisce porta alla luce le relazioni che intercorrono fra eventi accaduti in luoghi e momenti apparentemente lontani, fra le persone che ne sono state partecipi e gli spettatori che ne fanno scoperta in mostra.

Il concetto di relazione – inteso sia come il legame tra individui sia come il narrare, il raccontare – è centrale nell'opera di Horsfield. Nei progetti che ha realizzato appositamente per questa mostra, così come in altre numerose occasioni, ciò è particolarmente evidente. Secondo l'artista un'opera d'arte si realizza pienamente solo grazie al ruolo attivo del pubblico: «Ciò che avviene qui è il riconoscimento di un passaggio di comprensione, di raccoglimento e di identificazione, l'impressione di dare tempo e profonda attenzione al mondo e agli altri, e a un presente profondo. […] A volte questi passaggi sono fluidi nelle loro interrelazioni, altre volte sono spigolosi e discordanti, e all'interno della struttura ci sono strati su strati di associazioni, citazioni e allusioni, dentro le opere, dentro la narrazione e nel corso della storia, la storia immaginata come un presente profondo».

Installazione sonora
Sin dall'inizio della sua carriera Craigie Horsfield coltiva un profondo interesse per il suono e la musica, una passione che si riflette nella struttura della mostra, articolata come i movimenti di una composizione musicale. Accanto agli arazzi, agli affreschi e alle stampe, il percorso espositivo include un'installazione sonora composta e mixata dall'artista in collaborazione con Reinier Rietveld appositamente per lo spazio espositivo del MASI. Questo elemento sonoro, in dialogo con le altre opere e insieme ad esse, contribuisce all'elaborazione di nuovi e specifici significati.

I ritratti
La mostra presenta inoltre una serie di ritratti inediti realizzati a Lugano dall'artista appositamente per l'esposizione del MASI. Ciò che prevale in queste immagini è l'esplorazione dei processi attraverso i quali cerchiamo di comprenderci l'un l'altro e di esistere insieme. Al tempo stesso queste opere l'unicità delle persone che collaborano con l'artista e la loro singolare e unica esistenza nel presente, riconosciuta nell'attenzione dello spettatore, attraverso il raccoglimento, la sensibilità e l'empatia.

domenica 18 giugno 2017

Open faART ** Live ** Personale Emilia Maria Chiara Petri


Open faART ** Live ** Personale Emilia Maria Chiara Petri

SABATO 24 GIUGNO DALLE 14 ALLE 22 il secondo OPEN faART, Inaugurazione della MOSTRA di Emilia Maria Chiara Petri: "Del tutto fraintendibile" - LIVE - DIY - GREEN - MUSIC - FOOD

Finalmente il secondo appuntamento con l'Open faART! Gli studi e gli atelier delle artiste e degli artisti residenti nella nostra casetta di mattoni rossi presenteranno le loro produzioni. 
Inaugurerà la personale di Emilia Maria Chiara Petri e ospiteremo tre Live.
Potrete proporre nell'Open Sound faART una selezione della vostra musica nella "Green area" di Elastico e, ovviamente, ci sarà la griglia in funzione

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PROGRAMMA

-h 14 Opening atelier e mostra
-h 14/19 Open Sound faART 
-h 19/21 LIVE
Her Skin
ED
My Gravity Girls

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MOSTRA

Personale di Emilia Maria Chiara Petri
"Del tutto fraintendibile" è un non progetto che segue il filo del precedente lavoro della pittrice Emilia Petri: "Dell'Idea Inespressa e Del Tutto Scartabile". La mostra si apre con una di queste opere per poi svolgersi in un viaggio di sei nuovi lavori divisi in due blocchi di tre, creati appositamente per lo spazio espositivo di eLaSTiCo faART. Pur lavorando con la classica tecnica della pittura ad olio, l'artista utilizza supporti non convenzionali per dare vita ad un qualcosa del tutto inaspettato e travolgente. È così, di fronte ad un suo ritratto ci si sente completamente travolti dalla sorpresa e dalla bellezza più intima e profonda. Diversamente dal lavoro precedente, qui i soggetti fuoriescono dal loro limbo, sembrano trovare forme ben definite per esprimersi in un sistema apparentemente dualistico in cui da una parte si espongono prepotentemente, dall'altra assorbono ogni voce. Materializzano un sogno ricorrente da cui Emilia si sveglia con la fastidiosa sensazione di aver perso qualcosa di fondamentale, qualcosa che avrebbe voluto dire ma di cui non ha ricordo. La dimensione onirica si traduce in opere anamorfiche la cui percezione cambia rispetto alla posizione della luce che le illumina oltre che da quella prospettica, creando un gioco di rimandi e di illusioni ottiche e tattili. Niente è come sembra, tutto è fraintendibile.

Emilia Maria Chiara Petri, è nata e vive a Bologna. Dipinge "perché ancora mi mangio le parole, le associo e le bisbiglio senza alcuna efficacia; il ritratto è invece un linguaggio che non ha bisogno di dimostrarsi logicamente corretto per essere vero"

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ATELIER -DIY

- Oggetti di decoro, tazze e tanto altro in ceramica con Pap - Produzione Artigianale Propria - Valentina Pinza;
-illustrano, fumettano, creano Marta Baroni, Francesca Misstendo -, Luigi Accogli, To/LET
-suonano e producono musica Opposit - Claudio Cherubini e UNA - Marzia Stano

Stampe col tirabozze su qualsiasi tipo di supporto (entro 0,5 cm), pronte o, a richiesta, sul momento

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LIVE

HER SKIN è il progetto solista di Sara Ammendolia, giovane cantautrice modenese dal chiaro sentore nordamericano. Nel suo cantato come nel suo tocco di chitarra e ukulele si avverte subito una caratteristica: la delicatezza. L'atmosfera malinconica e sognante creata da Her Skin rilassa e conforta

ED songwriter porta in tour il nuovo disco, No Big Deal, uscito per Riff Records (Ita) e Wiener Records (Usa). Un sound a cavallo tra Elliott Smith, Pavement e Teenage Fanclub. 

My gravity girls, una rock band alternativa indipendente che spazia dall'alternative al folk, dal'indie all' elettronica

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OPEN SOUND FAART

Se volete suonare la vostra musica, o quella che vi piace, scrivete a info@elastico.org, sapremo cosa vi servirà!

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AREA GREEN - FOOD - RELAX

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Ci sarà la formazione al completo di eLaSTiCo faART: Sonia ed Elisa –TO/LET–, Marzia –UNA–, Ilaria –laSarda– e, ovviamente, non mancherà il nostro stagista Alessio Bevilacqua  

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COME ARRIVARE ad Elastico fa/ART
- Auto / Moto / Bici: dalla Bolognina proseguire su via dell'Arcoveggio fino al civico 49 (lato destro); da via di Corticella girare in via Antonio Giuriolo poi a destra in via dell'Arcoveggio fino al civico 49 (lato destro). Dalla tangenziale è consigliata l'uscita 6, direzione centro. 
- Bus: dal centro 11C fermata Virtus (davanti al cancello d'ingresso); col 27 scendere alla fermata Caserme Rosse e camminare circa 7 minuti a piedi in direzione Arcoveggio. Per info e orari il sito Tper 

Ingresso libero - Tessera AICS obbligatoria 
Per i LIVE è gradito un obolo per le artiste e gli artisti: sosteniamo la musica, l'arte e chi la produce!



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www.CorrieredelWeb.it

Mario Vespasiani, è presente alla grande mostra OUR PLACE IN SPACE





Mario Vespasiani, è presente alla grande mostra OUR PLACE IN SPACE

11 Artists inspired by Hubble Space Telescope images che dopo Venezia è in corso a Chiavenna fino al 20 agosto.

OUR PLACE IN SPACE 11 Artists inspired by Hubble Space Telescope images 

a cura di / curated by Antonella Nota e Anna Caterina Bellati

Artisti / Artists
Antonio Abbatepaolo Marco Bolognesi Paola Giordano Ettore Greco Mario Paschetta Alessandro Spadari Marialuisa Tadei Sara Teresano Mario Vespasiani Dania Zanotto Alberto Salvetti

mercoledì 14 giugno 2017

Mostra Valle Bormida I WILL NOT DIE ENTIRELY


All'interno del Festival Identità e Territorio – Edizione 2017

MONTEVERDE
I WILL NOT DIE ENTIRELY

Inaugurazione
Sabato 17 giugno 2017 ore 16.00
Chiesa di San Francesco (Piazza Vittorio Veneto), Cassine (AL)


Particolari fotografici dei modelli originali in gesso custoditi presso la Gipsoteca Giulio Monteverde di Bistagno (AL) accostati a immagini storiche tratte dagli Archivi fotografici della città di Genova e a testi che la pubblicistica dell'epoca dedicò all'allora celebre scultore, nato a Bistagno nel 1837.
Ne emerge un ritratto suggestivo e intenso di uno dei più grandi e raffinati scultori dell'Ottocento italiano, poi dimenticato dalla storia dell'arte, nel centenario della sua morte avvenuta a Roma il 3 ottobre del 1917. Ma anche un omaggio a un materiale per lungo tempo trascurato, il gesso, nel contempo fragile e durevole, povero e prezioso, provvisorio e originario.
I will not die entirely è traduzione dell'oraziano Non omnis moriar (non morirò interamente) che fu evocato dal Senatore del Regno Adriano De Cupis in occasione delle commemorazioni per la morte del collega scultore bistagnese. E vuole essere, in prima battuta, omaggio a Giulio Monteverde e alla sua eredità artistica; ma, più in generale, riferimento all'archetipo dell'artista che continua a vivere nelle opere che lascia al mondo. E poi richiamo al tema cristiano più volte alluso e contraddetto nell'arte funeraria monteverdiana. Ma anche riferimento al complesso destino dei gessi bistagnesi, nonché alla replicabilità tipica delle tecniche scultoree tradizionali.
Il risultato non è una classica esposizione fotografica, ma un prodotto sorprendente e multiforme: un magazine che è nel contempo catalogo e opera in mostra, del quale il visitatore potrà letteralmente "far propri" i contenuti, portandolo via con s, in un simbolico gesto di riappropriazione dell'eredit culturale di un luogo; di coinvolgimento attivo nel recupero di una consapevolezza collettiva.
L'inaugurazione a Cassine suggella un patto di reciprocità tra musei della Valle Bormida e non è che la prima tappa di un percorso espositivo itinerante che culminerà in ottobre presso la Gipsoteca Giulio Monteverde di Bistagno.
Coordinamento: Chiara A. Lanzi; Fotografa: Laura Cantarella; Design: Francesca Tambussi; Traduzioni: Laura Culver.
Esposizione a cura di Laura Cantarella, Chiara A. Lanzi, Francesca Tambussi, promossa e realizzata nell'ambito del progetto La Valle Bormida si espone dal Comune di Bistagno (AL) in collaborazione con Comitato Matrice, Comune di Cassine (AL), Comune di Denice (AL), Comune di Monastero Bormida (AT) Comune di Bergolo (CN) Comune di Monesiglio (CN) grazie al sostegno della Regione Piemonte e con la collaborazione dell'Archivio Fotografico del Centro di Documentazione per la Storia, l'Arte e l'Immagine della Citt di Genova (DOCSAI).
           

Il FIT si avvale del sostegno di:


L'esposizione è parte del Festival Identità e Territorio.


Comune di Bistagno
Comune di Cassine





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