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giovedì 4 giugno 2015

Francesca Mo:Mostra 'Le Tavole Sospese' alla Galleria Subert (Via della Spiga 42, Milano)

Paper', le posate di Francesca Mo e alcune opere del Maestro Carlo Mo in mostra a 'Le Tavole Sospese' - Galleria Subert
Apertura al pubblico: 20 Maggio - 16 Luglio 2015 | da martedì a sabato (domenica e lunedì su appuntamento)
Orari: 10.00 - 13.00 | 15.00 - 19.00
Galleria Subert | Via della Spiga 42, Milano


'Le Tavole Sospese' è una mostra che raffigura due tavole apparecchiate, sospese al soffitto, presentata dalla Galleria Subert (Via della Spiga 42) fino al 16 luglio 2015.

In mostra, oltre ai gioielli e alle nuove posate di Francesca Mo, un'importante collezione di maioliche del '700 lombardo, i vasi di Samuele Bonomi e gli argenti di Thalia Maria Georgoulis.
Protagoniste dell'allestimento le posate 'Paper', disegnate da FRANCESCA MO, in cui si assapora il minimalismo estetico e materico dell'acciaio inox satinato nel design di forchetta, coltello, cucchiaio e cucchiaino, oltre alle posate da portata e i portatovaglioli.

Ricavate da sottili lastre di rame - ondulate e lavorate a mano con trame a righine o piccoli quadrati - i porta candela e i porta bottiglie, a base tonda che poggia in tavola, ma con petali a sbuffo come le pieghe di un tessuto. 

E per i centrotavola due scelte molto particolari e intriganti: dei 'ciottoli' e dei 'fiori' d'acciaio smaltato di un protagonista dell'arte contemporanea: Carlo Mo il maestro dell'acciaio.

mercoledì 3 giugno 2015

DOMANI (4 GIUGNO)! “LUOGHI COMUNI”: L’ARTE DI ZINO IN MOSTRA A MILANO


"LUOGHI COMUNI"
L'ARTE DI ZINO IN MOSTRA A MILANO

Il parcheggio multipiano di via Gorizia diventa Museo: da domani arriva l'arte provocatoria e riflessiva di Zino, noto per il suo lavoro fatto di immagini "sgranate" e "destrutturate".

Guerriglieri arabi e soldati cinesi, la carica erotica di donne provocanti e la violenza di un torero che sta per infilzare il toro, dittatori africani e giocatori di polo inglesi. L'arte di Luigi Franchi, in arte Zino, riflette sul "luogo comune" della società contemporanea e lo mette in discussione attraverso una rappresentazione "destrutturata". 

Ad alcuni dei suoi lavori viene infatti dedicata una grande mostra personale, che aprirà i battenti domani 4 giugno in un luogo davvero unico: il parcheggio multipiano di Via Gorizia a Milano, che per l'occasione si trasforma in Museo. Molto affascinante e suggestivo il luogo espositivo, dunque, per ospitare oltre 20 opere del giovane autore forte di molti successi a livello internazionale.

I temi trattati nella mostra faranno discutere: la ricerca di Zino si muove intorno al concetto di estetica dell'oggetto e della comunicazione visiva. La possibilità di riprodurre un'immagine destrutturata, sgranata, offre all'osservatore anche un momento di riflessione sull'immagine stessa, e inevitabilmente, sul suo significato semantico. Invita, in altri termini, l'avventore a interrogarsi su ciò che sta guardando e sul suo significato. «La maggior parte delle definizioni di Luogo Comune – dice l'artista - pone l'accento sugli aspetti di ipersemplificazione e impermeabilità all'analisi, sicché le persone tendono a crearsi opinioni che prescindono dalla valutazione del singolo caso. È il moderno alfabeto comunicativo che fa della velocità e della generalità l'attuale oceano a cui affidare i propri messaggi».

La mostra, curata da Maria Letizia Paiato con Raffaele Quattrone, sarà visitabile fino al 6 giugno e avrà contenuti interattivi e multimediali, fruibili dal pubblico scaricando l'app AURASMA. Il progetto, infatti, contiene in sé una sperimentazione artistica applicata attraverso la realtà aumentata.
Un'esposizione che ha tutti i caratteri dell'eccezionalità, dunque, che sarebbe un peccato perdere.


Info:
info@yoruba.it| www.yoruba.it
zinolab@gmail.com | www.zinos.org

Progetto a cura di:
Maria Letizia Paiato | YORUBA

Ufficio Stampa:
BLACKOUTSTUDIO (Gaia Franceschi 329 4458974)
Annamaria Restieri | YORUBA

Sede:
Lombarda Parking, Via Gorizia 14, 20144 Milano

inaugurazione:
giovedì 4 giugno 2015 dalle 18.00

Orari:
venerdì 5 e sabato 6 giugno dalle 17.00 alle 20.00





martedì 2 giugno 2015

Il Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma ha aperto al pubblico



Abbazia di Valserena - sede del CSAC - ph. Francesca Bocchia
Ha aperto al pubblico nei giorni scorsi il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell'Ateneo di Parma - CSAC - nella stupenda cornice dell'Abbazia cistercense di Valserena, anche conosciuta come la Certosa di Parma grazie al romanzo di Stendhal. Il complesso sapientemente restaurato conserva opere d'arte, materiali della comunicazione visiva, della ricerca artistica e progettuale a partire dai primi decenni del secolo scorso: più di 1.700 dipinti, 300 sculture, 17.000 disegni di oltre 200 artisti, oltre 7.000 bozzetti di manifesti e 2.000 manifesti cinematografici oltre ad archivi (circa 100.000 pezzi) di grafici, più di 14.000 disegni di satira, fumetto e illustrazione. Inoltre sono raccolti 2.500.000 disegni progettuali di architettura e di design, 800 maquette, 2.000 oggetti, 70.000 disegni di designer di moda italiani e un importante nucleo di abiti, anche di scena. Particolarmente consistente è l’archivio di fotografie che raccoglie più di 2.500.000 di negativi su lastre, 2.200.000 negativi su pellicola, 1.700.000 stampe fotografiche, 150 apparecchi fotografici, 100 pellicole cinematografiche, 4.000 video-tape e una raccolta di attrezzature per grafica, tipografia, ottiche e strumenti audiovisivi degli ultimi cent'anni. 
Una raccolta imponente di cui solo una piccolissima parte è stata resa fruibile attraverso la mostra permanente da poco inaugurata e che sarà sottoposta a future rotazioni.

Cortile interno Abbazia di Valserena - ph. Francesca Bocchia

Il percorso espositivo inizia già prima di entrare nell'Abbazia: all'esterno della corte e nel cortile pentagonale si possono ammirare le opere di Virginio Ferrari, Pinuccio Sciola, Giò Pomodoro, Pietro Cascella, Giuseppe Spagnulo, Lorenzo Guerrini, Giuseppe Maraniello e Piero Consagra.

"Volto fasciato" di Igor Mitoraj - ph. Francesca Bocchia

Una volta entrati nella struttura, inizia il percorso museale vero e proprio nella sala Ipogea, in cui sono collocate opere riconducibili alla ricerca sulla materia e alla cultura dell’astrazione della seconda metà del ‘900: come il "Sentimento della rivoluzione" di Fausto Melotti, "A Nettuno" di Camillian Demetrescu, "Basta" di Arturo Carmassi, il "Resoconto di una giornata eccezionale" di Alik Cavaliere, "il Personaggio spaziale" di Agenore Fabbri e infine il "Volto fasciato" di Igor Mitoraj.
Cassettiere apribili nella sala delle Colonne - ph. Francesca Bocchia

Si passa poi nella sala delle Colonne, luogo un tempo dedicato alle pratiche quotidiane dei monaci, in cui si viene a contatto con la dimensione dell’archivio, e si scopre il legame tra l’opera d’arte e il suo percorso creativo. Dipinti e sculture sono affissi alle pareti, collocati a terra o sui classificatori che hanno la funzione di supporto, ma anche di contenitore di disegni, documenti, libri, taccuini, e carteggi, di cui alcune cassettiere - contrassegnate dal simbolo di un "occhio" - sono liberamente fruibili. La scelta degli artisti e la costruzione del percorso consente di scoprire alcuni momenti della ricerca artistica italiana dal Realismo, all'Informale, dall'Arte cinetico-programmata, alla Pop Art e alla Poesia Visiva.

Navata centrale della Chieda - ph. Francesca Bocchia

Attraverso un passaggio coperto realizzato interamente in legno, in cui viene presentata la storia dell’insediamento cistercense, si accede alla Chiesa, la cui pianta - composta da una serie di cappelle che si snodano lungo le campate delle navate minori - guida la definizione del percorso in sezioni tematiche per proseguire nell'area del transetto e dell'abside.

"Infinito" di Luigi Ghirri - ph. Francesca Bocchia

Nella prima parte è possibile immergersi nella storia dello CSAC e della ricerca visiva e progettuale italiana attraverso alcune fra le opere e i progetti individuati dai curatori: "Il progetto dell’arte", "Pittura materia téchne", "Dipingere l’architettura", "Storie di architettura", "Il progetto degli oggetti", "Fare ricerca: interazione tra gli archivi", "Il disegno della satira", "L’opera in mostra", "Il progetto del corpo", "Comunicare con le immagini", "Foto-Grafia", "Abitare la scena", "Il disegno della scultura", "L'archivio cresce".

Cupola della Chiesa - ph. Francesca Bocchia
L’area del transetto e dell'abside, che chiude il percorso espositivo, è dedicata a: "Arti visive e progetto tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta", "Pop Art", "Arte e ideologia", "Arte concettuale" e "Controdesign". 
L'allestimento riprende i grandi pannelli degli anni '90 con l'aggiunta di nuove e originali strutture espositive, e coniuga l’immagine museale con quella dell’archivio e del laboratorio, in cui la disposizione delle opere è sempre pronta a possibili cambiamenti e a diverse combinazioni.
Sicuramente migliorabili sono le didascalie delle opere esposte, nella dimensione dei caratteri e nella scelta di collocazione, per garantire una maggiore leggibilità dei contenuti. Interessante invece la possibilità, ma solo per gruppi e previa richiesta, di visitare parti di archivio normalmente non accessibili al pubblico accompagnati da una guida.
Ad oggi non è stato pubblicato il catalogo generale della mostra, ma sono disponibili mini-guide in italiano e inglese, al contempo il numeroso personale presente è a disposizione del pubblico per fornire dettagliate spiegazioni. 
La mostra è accessibile ai diversamente abili, lo sono meno le didascalie delle opere e solo parzialmente le cassettiere apribili nella sala delle Colonne.
Il parcheggio adiacente all'ingresso è gratuito e alla domenica un servizio navetta con frequenza oraria collega l’Abbazia al centro storico della città.

Antico viale di accesso all'Abbazia - ph. Francesca Bocchia
Presenti un punto ristoro, un bookshop dove sono acquistabili anche le locandine originali delle mostre organizzate in passato dallo CSAC e una foresteria a disposizione di studenti e ricercatori italiani e stranieri.
Il tempo per visitare la mostra è di circa un’ora e mezza, con la possibilità di scattare fotografie anche internamente, purchè senza flash. Il biglietto intero costa € 10, ma sono previste riduzioni e gratuità.
La mostra è visitabile dal martedì al venerdì dalle 10.00 alle 15.00, sabato e domenica dalle 10.00 alle 20.00. Per ulteriori informazioni www.csacparma.it

Francesca Caggiati


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Conferenza stampa PAN Mostra Marco Bolognesi_5-28 giugno 2015_Napoli

PAN | Palazzo delle Arti Napoli

5 – 28 giugno 2015

Marco Bolognesi

"Sendai City. Alla fine del futuro"
Conferenza stampa: giovedì 4 giugno ore 11.00 alla presenza dell'artista e dell'Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli Nino Daniele


A Napoli la terza tappa della mostra "Sendai City. Alla fine del futuro" di Marco Bolognesi, curata da Valerio Dehò e Massimo Sgroi, promossa dall'Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli. Dopo il successo riscosso a Merano e Bologna, arriva al Pan Palazzo delle Arti Napoli, la città-mondo, cyberpunk e visionaria, creata dall'artista emiliano attivo tra l'Italia e l'Inghilterra.

L'esposizione è un percorso articolato e interattivo, in cui il visitatore entra fisicamente in Sendai City, la città postmoderna dove vivono organismi cibernetici, mutanti, valchirie aggressive e poco vestite, numerose schiere di robot e un ridottissimo esercito di umani prodotti in laboratorio. La megalopoli ipertecnologica creata da Bolognesi in dieci anni di ricerca e sperimentazione (il nome Senday City è un omaggio allo scrittore cyberpunk William Gibson), è un mondo metafisico alternativo, governato da un'intelligenza artificiale e sospeso tra passato e futuro, in cui l'artista racconta le contraddizioni del nostro presente in un mix psichedelico.

Lungo il percorso espositivo al Pan, si incontra l'astronave "Mock up", una selezione di fotografie tratte dalle serie "C.O.D.E.X. blue" (2008), "Geiko" (2008) e "Babylon Federation" (2008 e 2014), due opere della serie "Mutantia", una serie di pastelli su carta realizzati con un collage di ritagli tratti da vecchi film di fantascienza.                                                                                                                                                                                

Il Bomar Universe, ovvero l'Universo di Bo(lognesi) Mar(co), pone il visitatore davanti a un interrogativo sociale ed esistenziale sulle trasformazioni quotidiane dovute al progresso. Bolognesi si chiede in cosa l'umanità si stia trasformando e di quale futuro stiamo parlando. L'esposizione delle opere, attraverso un percorso che si snoda tra installazioni, video, fotografie, disegni, collage, si trasforma in questo modo in uno studio sul potere della tecnologia e sull'impatto che la stessa ha sulla globalizzazione. Sendai City è la città del futuro, un futuro in cui stiamo vedendo la fine. E' il futuro di Marco Bolognesi, in cui le multinazionali governano il mondo, la macchina vince sull'uomo, e non si distingue più cosa è reale da cosa non lo è, in cui si aprono grandi interrogativi sul ruolo della tecnologia e della manipolazione genetica.

"La macchina è il nostro presente, i peacemaker, le protesi, le telecamere che ci visitano, ci controllano" spiega Marco Bolognesi. "Si sta realizzando quella strada che gli scrittori cyberpunk avevano profetizzato: il controllo dell'energia, dell'acqua, le multinazionali e il mercato dei dati".

Scrive Valerio Dehò, curatore della mostra: "Il progetto di Sendai City ci restituisce un'utopia ed un incubo: "il sogno dell'uomo di liberarsi dalla sua carnalità e dalla morsa del tempo e la paura di non poter più usare la coscienza per distinguerci dai robot e dalle macchine in genere. Ma per saperlo davvero, per capire veramente se le briciole di queste storie diventeranno la nostra storia, bisognerà attendere la fine del futuro. Solo allora, forse, comincerà il presente".

"La concezione estetica della Sendai Corporation – aggiunge Massimo Sgroi – dimostra la capacità visionaria di Marco Bolognesi. […] Un mondo di spettacolo, sesso e morte. […] È show puro elevato all'ennesima potenza dell'immagine Fake laddove la fascinazione si trasforma in orrore e l'orrore nell'estrema forma di seduzione […]".

La mostra è accompagnata da un volume NFC edizioni con intervista di Valerio Dehò a Marco Bolognesi e interventi di Massimo Sgroi, Roberto Terrosi, Pierluigi Molteni e Nicola Dusi.


BIOGRAFIA: Marco Bolognesi, artista e film-maker, nasce nel 1974 a Bologna, dove si laurea al DAMS. Del 1994 e 1996 sono le sue prime opere video, realizzate per la RAI e presentate al Giffoni Film Festival e alla Biennale di Venezia. Nel 2002 si trasferisce a Londra, dove vince "The Artist in Residence Award" all'Istituto Culturale Italiano (2003) e realizza la mostra "Woodland", da cui due anni dopo nasce l'omonimo libro fotografico e la prima personale alla Cyntia Corbett Gallery di Londra. Nel 2008 realizza il cortometraggio "Black Hole", che vince il premio miglior film fantascientifico all'Indie Short Film Competition in Florida ed esce il libro monografico "Dark Star". Nel 2009 viene pubblicato per Einaudi "Protocollo" il primo volume di una graphic novel nata dalla collaborazione con Carlo Lucarelli e nello stesso anno presenta nella londinese Olyvia Fine Art "Z Generation: Realm of Ambiguity" e alla Fondazione Solares delle arti di Parma il progetto "Genesis". Nel 2011 realizza l'installazione "Mock-up" esposta allo IED di Milano all'interno del festival Invideo e partecipa alla collettiva londinese "What made us famous" a fianco di artisti quali Damien Hirst, Helmut Newton, Sarah Lucas. Nel maggio 2012 il festival Fotografia Europea di Reggio Emilia presenta "Humanescape": una mostra e un libro che vede la partecipazione di Bruce Sterling e Jasmina Tešanovic. Nel 2014 inaugura a Merano Arte il primo capitolo della personale "Sendai City. Alla fine del futuro" in cui viene presentato il Bomar Universe, universo in continua espansione, tra cyberpunk e fantascienza sociale. Il secondo capitolo viene proposto nel 2015 a Bologna, presso ABC e SetUp Art Fair. Partecipa alla collettiva "Orlando Furioso. Incantamenti, passioni e follie", in occasione del 540° anniversari. Quindici anni di ricerca artistica che hanno rappresentato il viaggio di Bolognesi verso Sendai City sono stati recentemente oggetto di approfondimento in uno speciale di SKY Arte.

 

INFORMAZIONI PER LA STAMPA

Conferenza stampa: giovedì 4 giugno ore 11:00; Inaugurazione mostra: giovedì 4 giugno ore 18.00; Sede espositiva: PAN – Palazzo Arti Napoli, via dei Mille 60, Napoli; Periodo di apertura al pubblico: 5 – 28 giugno 2015; Orario di apertura: lunedì, mercoledì-sabato ore 9.30-19.30, domenica 9.30-14.30. Ingresso: gratuito



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www.CorrieredelWeb.it

lunedì 1 giugno 2015

SOGNANDO ITACA. Personale di Beppe Labianca - Gallipoli (LE)

SOGNANDO ITACA

Personale di Beppe Labianca

 a cura di

CARMELO CIPRIANI

  

CASTELLO DI GALLIPOLI

Giovedì 4 giugno 2015

Ore 19.00


Prosegue il percorso salentino dell'opera "II Quinto Stato" di Beppe Labianca. Dopo aver occupato nei mesi trascorsi le sale del Palazzo Gallone di Tricase, la grande installazione, rilettura in termini esistenziali del più noto capolavoro di Giuseppe Pellizza da Volpedo, approda a Gallipoli, in occasione della mostra"Sognando Itaca", a cura di Carmelo Cipriani.

"Al tema del viaggio – scrive Carmelo Cipriani – è intimamente legata la ricerca di Beppe Labianca, da sempre mosso da un'innata propensione per la scoperta e l'introspezione. La sua Itaca non è meta concreta ma condizione totalizzante e intangibile, auspicata ma non agognata. Priva di ogni coordinata geografica, è entità mentale, avvicinabile per via speculativa e resa sensibile dalla pittura, intesa in senso leonardesco, come mezzo per scrutare se stessi e lo spazio che ci circonda. Una pittura di stretta osservanza figurativa, mai didascalica, in cui il fascino della bella forma scende volentieri a patti con il trasporto del pensiero, per esprimere sentimenti e riflessioni oltre se stessa, vissuti in prima persona e tradotti in chiave collettiva". 

Dal 5 giugno al 27 settembre 2015, in contemporanea alla personale di Michelangelo Pistoletto, a cura di Manuela Gandini e prodotta dall'agenzia di comunicazione Orione - che gestisce il Castello - con la direzione artistica dell'architetto Raffaella Zizzari, "Il Quinto Stato" occuperà una delle restaurate sale del Castello Aragonese, contribuendo all'instaurazione di un muto dialogo tra architettura antica e arte contemporanea, tra passato e presente. 






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