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venerdì 15 maggio 2015

Inaugura domani a Reggio Emilia la mostra “NOI – Storie di comunità, idee, prodotti e terre reggiane” (Palazzo dei Musei, ore 18)


 

NOI Storie di comunità, idee, prodotti e terre reggiane  L'operosità in divenire racconta secoli di storie e getta un ponte verso il futuro


Inaugura domani alle 18 al Palazzo dei Musei di Reggio Emilia la mostra "NOI – Storie di comunità, idee, prodotti e terre reggiane", che rimarrà aperta per dodici mesi, fino a maggio 2016. La mostra è inserita nel programma di WE A. RE \ Reggio Emilia per Expo 2015, che si propone di offrire un percorso di scoperta del territorio reggiano ai visitatori di Expo Milano 2015, condividendo i temi della grande esposizione milanese e focalizzandosi sul rispetto della terra, sull'alimentazione, sull'arte del lavorare e del produrre in un'ottica di consapevolezza di come il mangiar bene sia necessario per vivere meglio. Dalle tradizioni secolari che hanno fatto nascere "miti" come il parmigiano reggiano, l'aceto balsamico, la filiera del maiale e del lambrusco, all'accelerazione continua dell'innovazione, conservando la fedeltà al territorio e ai principi del vivere e del mangiare sano.

IL SIGNIFICATO DELLA MOSTRA
Curata da Luca Molinari e suddivisa in sei percorsi – Noi governiamo l'acqua, Noi lavoriamo la terra, Noi alleviamo gli animali, Noi produciamo futuro, Noi costruiamo comunità, Noi amiamo mangiar bene – la mostra coinvolge l'intera struttura del Palazzo dei Musei (le Gallerie centrali e laterali, fino al terzo piano) e ne rafforza la percezione non solo come luogo di raccolta del passato ma anche come un laboratorio continuo, in cui il passato interagisce con il presente e il futuro. Una sinergia rafforzata anche attraverso il rapporto con l'Officucina, un laboratorio su strada all'esterno del palazzo e curato da Food Innovation Program (il Master universitario sulla food innovation promosso da Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Institute for The Future di Palo Alto e Future Food Institute di Bologna), dove si produrranno ulteriori materiali da inserire nell'allestimento interno.

Lo spirito che guida la mostra è il simposio culturale: un incontro fra persone di epoche diverse, prodotti tipici e aziende - storiche e innovative – le bellezze e le sfide del territorio, le sue modificazioni. L'obiettivo? Offrire al visitatore uno speciale viaggio nel tempo che unisce e giustappone rimandi al passato delle tradizioni e sguardi precorritori sul futuro, raccontando una terra, delle comunità e dei processi produttivi che hanno nel dinamismo e nella ricerca dell'eccellenza la loro cifra identificativa. Gli ambienti e le sezioni della mostra, necessariamente suddivisi in aree tematiche per dar conto dei tanti mondi che vivono all'interno del territorio reggiano, sono popolati di oggetti antichi e avveniristici, di testimonianze private e ricordi collettivi, perché qui la Storia è stata sempre partecipata da tutti, ciascuno con il proprio talento, uniti nel produrre futuro innestandolo come coltivatori esperti nelle radici della propria identità.

ALLA SCOPERTA DEI PERCORSI
All'ingresso si viene accolti da una maestosa pittura a olio che rappresenta l'opera di bonifica del territorio di Reggio Emilia e introduce al fondamentale rapporto con l'acqua. L'elemento naturale che forse più di tutti simboleggia la vitalità, per questo dà il via al percorso espositivo: storie d'acqua, un bene troppo spesso dato per scontato, che presentano al visitatore la relazione dell'uomo con questa risorsa il modo in cui essa nei secoli ha scolpito il territorio. Tappe simboliche di queste storie sono alcuni oggetti-chiave che richiamano epoche ed esperienze. Come il pezzo di acquedotto romano, accostato ad un modernissimo contatore idrico, o le mappe sei-settecentesche accostate a fotografie attuali della zona, un "come eravamo" ancora riconoscibile nell'oggi. Da questa prima "immersione" si passa ad un ambiente diverso ma complementare a quello naturale: la vita più propria dell'uomo in questo territorio, fatta di imprenditori, lavoratori, intelligenze.

Al centro della stanza, pezzi di design industriale (come un motore che ha vinto il premio come migliore diesel) al confine tra funzionalità e arte, macchine e prodotti di eccellenza, sulla parete di fronte una narrazione fotografica della vita sociale e politica reggiana – dalle lotte operaie a Reggio Children, dalla vita delle cooperative alla nuova imprenditoria. Una storia che intreccia attaccamento alla terra, consapevolezza e investimento sul futuro. All'inizio e alla fine del corridoio alcuni oggetti molto diversi fra loro rimandano ad altre storie di comunità, di idee e talenti, e si guardano da un capo all'altro come in uno specchiodimensione molto utilizzata negli ambienti per restituire il senso di tanti volti che si riflettono nel medesimo specchio e compongono un'unica immagine, NOI. Un plurale sentito come assai individuale, ovvero che riguarda tutti e ciascuno, un tutt'uno, un collettivo.

Gli oggetti protagonisti di questo ambiente non seguono alcuna cronologia, sono esempi di progettualità e tecnologie da epoche diverse: stanno lì, di fronte al visitatore, per incuriosirlo e richiamare alla sua mente immagini di vita quotidiana o di esperienze condivise, fargli scoprire come l'industria agroalimentare interagisce con la meccanica o come la meccatronica può migliorare i processi produttivi. Sono simboli, opere d'arte: come la prima e accanto la  più progredita macchina per la mungitura automatica, o il frigo tricolore della Smeg, lucido di fabbrica, e una vecchia cucina Bertazzoni, esemplare di design degli anni Trenta, e ancora il primo prototipo di orto casalingo e, poco lontano, tutto l'occorrente per un erbolario.

All'altro capo del corridoio, spicca la base di uno splendido carro di legno ottocentesco, tipico delle famiglie reggiane fino all'Ottocento: coloratissimo, veniva utilizzato per il trasporto di merci e di persone, come pure per i funerali e i matrimoni, ed era talmente parte della quotidianità delle persone che sull'asse centrale era dotato di spuntoni in ferro battuto dalle forme di foglie o spuntoni, chiamati "maledizioni" e pensati per tener lontano il malocchio. Tutt'intorno, planimetrie a rilievo e fotografie della zona, a ribadire la passione per la cura del territorio e una sua gestione sostenibile – oggi temi alla ribalta del dibattito ambientalista ma qui, a Reggio Emilia, di casa da sempre.

Una casa senza pareti, che accoglie uomini e animali: questo il messaggio di armonia e radicamento che si percepisce attraversando le sale dedicate agli animali. Se per un verso infatti questo percorso vuole illustrare la ricchezza faunistica del territorio, per l'altro mostra come l'uomo ha saputo utilizzarlo, con rispetto e profitto. Il grande protagonista è, senza dubbio, il maiale, seguito da mucche, cavalli, cacciagione. E poi gli esseri fantastici che hanno abitato le rime dell'Ariosto, i mosaici delle antiche chiese e gli esperimenti impossibili di Spallanzani, che continuano a rivivere nei sogni concreti dei laboratori didattici di Reggio Children.

La grande sorpresa arriva di fronte ai bachi da seta: pochi sanno che in queste zone fino al Sette-Ottocento si producevano le migliori sete italiane, ed erano impiegate nel settore circa cinquemila persone, molte delle quali contadini, con un doppio lavoro che quindi, ancora una volta, testimonia del dinamismo di queste comunità.

E poiché la tavola è il luogo ideale per radunarsi e crescere insieme, in una sezione della mostra sono i consorzi a fare gli onori di casa: introdotti da squisite ricette tradizionali – specialità domestiche come i cappelletti e le paste fresche, i bolliti con le loro salse, la spongata e la zuppa inglese, depositari di un sapere orale tramandato di generazione in generazione – e attraversati da un altro lungo corridoio arredato con immagini di brulicante vita produttiva, vengono presentati al visitatore i consorzi del maiale, del Lambrusco, dell'Aceto balsamico e naturalmente del Parmigiano Reggiano, tutti accomunati da lunghissima storia, risultati di una lenta  sperimentazione, figli di questa terra e delle sue materie elementari. Ciascuno di essi ha una stanza dedicata, dove è raccontato con un ampio corredo di numeri, dati, infografiche, e si presenta al visitatore anche "di persona", come le forme di Parmigiano esposte nella stanza del consorzio.

Dal volto dei prodotti a quello di chi oggi vive a Reggio Emilia la distanza che corre è solo quella di due rampe di scale: al terzo piano ecco una galleria di ritratti di alcuni abitanti della città, a sottolineare l'importanza della componente umana nella gestione delle ricchezze del territorio nello sviluppo del tessuto produttivo, economico, culturale e sociale. Commissionati al fotografo tedesco Kai Uwe Schulte, ciascun ritratto si rispecchia, di fronte, in una breve narrazione scritta dalla giornalista Marta Dore, che dà voce a questi volti e alla passione che trasmettono.

È la contemporaneità che prende voce, ti guarda negli occhi e parla del domani, significativamente poggiando su due piani di tradizioni, storie, scommesse. Con questo mosaico della comunità reggiana contemporanea, si conclude in modo suggestivo la mostra "NOI", che non solo espone, narra, fa rivivere, proietta nel futuro: alla fine del suo percorso, proprio all'uscita, si intuisce l'invito a visitare questa terra, ad incontrare i suoi protagonisti, per vivere insieme a loro un'avventura che ormai sentiamo anche nostra.

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